Alcune note sull’angoscia ed il panico

19.03.2020

Sempre più spesso i pazienti riferiscono di avere degli attacchi di panico. In molto casi si tratta di un uso discorsivo, di una iperbole, nel senso che questi pazienti vogliono dire che hanno avuto un attacco di ansia, magari molto intenso e improvviso. L'ansia, anche intensa, infatti non è la stessa cosa del panico.

Ricordiamo alcune manifestazione fisiche del panico: dispnea, palpitazioni, tachicardia, tremori, sudori, senso di soffocamento, nausea, dolori addominali, parestesie, senso di derealizzazione, depersonalizzazione, paura di impazzire, paura di morire.

È probabile che alcune persone abbiano provato queste sensazioni, questi stimoli.

Ribadiamo, però che l'ansia è diversa dal panico. L'ansia, di solito, è preceduta da una sensazione di attivazione e di disagio crescente, classicamente più intenso all'avvicinarsi dello stimolo che genera ansia, ed inoltre porta con se una ricca produzione di pensieri e immagini.

Invece l'attacco di panico, che Freud chiama "attacco di angoscia" è una crisi "non associata ad alcuna rappresentazione, oppure associata ad un presentimento di morte improvvisa (..) o anche infine, è a essa legato un disturbo di una o più funzioni somatiche: della respirazione, dell'attività cardiaca, dell'innervazione vasomotoria, dell'attività ghiandolare" (Freud 1895)

Caratteristica del panico è quindi l'assenza di immagini, rappresentazioni, scene che possano giustificare le sensazioni che si provano in quel momento. Il soggetto è invaso da stimoli corporei di grande portata, qualcosa che sovverte il suo normale funzionamento, ma senza un motivo apparente. Il soggetto invaso dal panico ha una sola idea: quella della propria morte imminente.

Ad una analisi più attenta il panico richiede due fattori.

Il soggetto viene a trovarsi in una condizione di sorpresa e spaesamento. Là dove si aspettava una cosa, ne avverte un'altra; qualcosa va contro le sue previsioni, contro ciò che aveva sempre pensato. Il panico è quindi l'irruzione di qualcosa di inaspettato, l'incontro con qualcosa di non pensato in anticipo, di non mentalizzato. Il panico è una crepa nelle illusioni di sicurezza dell'individuo, a quel mondo di idee, immagini, pensieri e fantasie cui il soggetto aveva fino ad allora creduto, in cui aveva confidato anche senza pensarci

Seconda condizione: In questa nuova condizione, che è al posto di una aspettativa, il soggetto si sente senza risorse, inerme. Come un bambino abbandonato dalla propria madre. Il soggetto non sa più a chi rivolgersi per chiedere aiuto. È evidente che anche le persone che lo hanno sostenuto fino a quel momento lo hanno abbandonato o si sono rivelate a loro volta impotenti.

Più sfumata è l'esperienza dell'angoscia che si presenta come una minaccia oscura, di cui il soggetto non sa dire la causa, ma che lo riguarda nel suo intimo.

Tornando al panico esso è un momento di apertura ed ingresso in una fase nuova della vita del soggetto. Il segno che un equilibrio si è perduto. Nulla sarà più come prima. Il soggetto è radicalmente solo.

Spesso dopo un attacco di panico il soggetto è terrorizzato, spaventato dalla possibilità che il panico si ripeta, di rivivere il momento che per lui è stato catastrofico.

Come reazione a questa angoscia il soggetto sviluppa una fobia (agorafobia) che finisce per limitare il suo comportamento e i suoi spostamenti.

In particolare l'agorafobia consiste nella paura o ansia che coglie il soggetto rispetto alla possibilità di venirsi a trovare in situazioni o luoghi (definiti o indefiniti) da cui non ci si può allontanare facilmente in caso di bisogno. Tipicamente il soggetto teme che in quelle situazioni potrebbe avverarsi una crisi improvvisa e che lui non potrebbe trovare scampo o aiuto, se non a prezzo di grave imbarazzo.

La fobia, infatti, è una sorta di terapia spontanea dell'angoscia, una protezione (paradossale) a quella sensazione invasiva e insopportabile che potrebbe accadergli. Insieme alla fobia il soggetto può sviluppare strategie - anche elaborate - di evitamento dello stimolo fobico che cercano di inglobare il rischio dell'attacco di panico in una routine di vita. E, tuttavia, anche in questi casi la fobia può essere molto invalidante.