curare la fobia e l'ansia...
Se mi si
chiedesse perché ho scelto questo lavoro e questa carriera di studi non potrei
che rispondere che mi sono sempre sentito attirato da tutto ciò che è umano,
che ha a che fare con le persone, le collettività, i discorsi, le arti e le
culture, la storia del pensiero e soprattutto i singoli individui. Così
tra tutte le possibili scienze umane ho scelto la psicologia ed in particolare
la psicoanalisi che secondo me meglio di ogni altra disciplina ci permette di
conoscere l'uomo nella sua infinita, concreta complessità ed aiutarlo. Di
conoscere l'uomo al di là dei pregiudizi, delle categorie, delle etichette
(anche quelle della scienza, come certe diagnosi) delle false aspettative.
Ma ecco il punto!
Come si può aiutare l'altro, il proprio simile? Non sembra forse un atto di
enorme presunzione pensare di poterne sapere più degli altri sulla loro vita,
sulle loro scelte?
Così, più che
giudicare, dire cosa è giusto, sano, morale, corretto, vantaggioso o meno,
credo bisogni sforzarsi di accompagnare - con accoglienza e rispetto - la
persona che abbiamo davanti nel suo percorso di conoscenza di sé. Perché sapere
aiuta: non c'è possibilità di cambiamento, di guarigione, se non si
approfondisce la conoscenza dei propri limiti, della propria storia. Si tratta
di una conoscenza che la persona deve produrre da sola, ma che necessita la
presenza di un compagno di strada - il terapeuta - che metta in guardia dagli
auto inganni di cui spesso sono intessute le nostre storie.
È tuttavia il
sapere non basta a guarire. Sapere non è sufficiente. Occorre che alla
comprensione si aggiunga una volontà profonda, un desiderio di novità, che
possa recidere i lacci del passato e lanciare il soggetto nel mondo. Che gli si consenta di vedere il mondo con altri occhi.
"L'unico
vero viaggio, l'unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi
paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l'universo con gli occhi di un altro, di
cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è." (La
Prigioniera, M. Proust, trad. di Paolo Serini )