Wo Es War So Ich Werden

14.05.2018

Siamo portati a credere che lo scopo di un trattamento psicoterapeutico, finanche di una psicoanalisi, sia quello di colonizzare l'inconscio, educarlo, costringerlo alla moderazione, e renderlo adattabile e docile alle ragioni della civiltà. Non è così. Freud, e Lacan con lui, ci invita a ribaltare la prospettiva. Non è l'inconscio che deve svuotarsi, o educarsi, quanto piuttosto è l'io che deve nutrirsi alle fonti dell'inconscio. Diremo allora che l'io può svilupparsi nelle sue potenzialità solo attingendo a quella diversità a partire dalla quale si è costituito.

Ognuno di noi può sperare di compiersi solo se riconosce come proprio ciò che a prima vista gli appare come estraneo, orripilante, o osceno. Freud direbbe che questo alieno, che pure ci era un tempo familiare, intimo, assume il nome di perturbante.

Questo movimento di accettazione dell'Altro, di incontro con l'alterità, è possibile solo se si cede sul narcisismo. Occorre, infatti, passare per la rinuncia alla volontà di essere un tutt'uno con l'immagine ideale, di voler assomigliare - a tutti i costi - all'idea che noi abbiamo di noi stessi.


"Essere se stessi", come recita una delle parole d'ordine dei nostri tempi. La frase che tutti prima o poi pronunciano, è esattamente il contrario di questa angusta coartazione. Si può essere se stessi, in fondo, solo nel momento in cui riconosciamo ed accogliamo ciò che ci allontana da ciò che pensiamo di essere, dall'ideale immaginario cui pensiamo di essere destinati. In fondo, conosciamo realmente noi stessi, solo quando siamo capaci di perderci per un po'. Quando accettiamo di non sapere e di non padroneggiare. A volte si scopre che questa destituzione del soggetto, questo smarrimento dell'esistenza non è la fine del mondo, ma che è da lì che si può ricominciare.